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Opere Pubbliche

Il progetto realizzato in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Architettonici e Ambientali di Milano, l’Ufficio dei Beni Culturali della Curia di Bergamo e l’Ufficio della CEI romana per quanto riguarda la programmazione delle opere, unisce sia interessi architettonici tardobarocchi che pregevoli opere pittoriche relative alla nostra grande storia locale e nazionale, a partire dal secolo XVII fino al XX.
L’edificio, considerato tra i quattro più importanti della Diocesi, manifesta lo sforzo concreto che gli Urgnanesi fecero per rendere omaggio alla terra di origine, nobilitando con il lavoro la loro capacità imprenditoriale come gestori dei più importanti centri portuali italiani.
Il programma delle opere prevede anche una parte didattica in collaborazione con la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, attraverso rassegne espositive specifiche e la realizzazione di un volume che raccoglierà tutte le diverse fasi dei restauri da mettere a disposizione degli studiosi e dei tecnici del settore.
L’edificio affonda le sue radici nel XIV secolo; in un riferimento al Sinodo del 1304 compare già la dedicazione di San Nazario all’interno delle Chiese Bergamasche sottoposte “a censo”.
Nel 1762 fu affidato all’architetto bergamasco Filippo Alessandri (1713 – 1773) il progetto di ampliamento e decorazione della chiesa il quale interpretò lo spazio secondo lo spirito tardo barocco influenzato dalle regole post-tridentine di scuola lombarda con l’inserimento di richiami classici. Alla nuova chiesa veniva aggiunto un altare laterale. All’inizio del XIX sec. l’edificio sacro diventava prepositurale. La sua importanza artistica si rafforzò ancor più con l’accostamento sul fianco destro del famoso campanile cilindrico di Luigi Cagnola (1762 – 1833), iniziato nel 1824, vero e proprio monumento di importanza nazionale, il quale meriterebbe uno studio particolare. Oltre a marmi policromi e stucchi l’interno della grande navata è caratterizzato dalla finta cupola in prospettiva eseguita dai fratelli Falconieri di Milano insieme ai numerosi quadri recentemente restaurati, inseriti nelle pareti e nelle singole cappelle. Ricordiamo anche il grande organo Serassi che fu realizzato nel 1798 a compimento della nuova fabbrica, anche lui soggetto ad un recente intervento di restauro. Di particolare interesse gli affreschi che entrano a pieno diritto nella storia dell’arte bergamasca. Infatti sono opera di Pietro Servalli (Gandino 1883-1973) considerato uno dei principali maestri dell’Accademia Carrara. Realizzati a partire dall’aprile del 1936 su incarico dell’ingegnere Luigi Angelini autore dei restauri architettonici, vengono concepiti all’interno di ampi ovali delimitati da stucchi dorati realizzati in parte da un giovane apprendista di nome Manzù.
Gli attuali interventi hanno riportato le cromie alle loro origini, consegnando così alla comunità della nostra provincia un altro importante ciclo di pitture che correvano il rischio di essere sottovalutate dalla critica d’arte e nell’opera complessiva dello stesso Servalli.